giovedì 16 luglio 2009

Profumo di nuovo

di Agostino Spataro

Profumo di nuovo, d'aria fresca e di grandi passioni, di buona politica. Se l'olfatto non m'inganna, mi paiono un po' queste le fragranze che emana il documento programmatico dei giovani siciliani del Pd.

Seguiremo l'andamento del nuovo cammino, tuttavia credo si possa già dire che l'intuizione è la più indicata per aprire una fase politica nuova e far uscire la Sicilia dalla situazione stagnante in cui si trova. Si, stagnante. Anche se c'è in atto un generale fervore.

A destra il duo Micciché - Dell'Utri si sta dando da fare (con scarso successo) per creare un partito-beffa che, facendosi scudo dei problemi del sud, possa garantire altri dieci anni di sopravvivenza politica a chi, stando al governo, questi problemi li ha solo aggravati.
Realtà o chimera, il “partito del sud” sempre più somiglia ad una sorta di albero della cuccagna (“ la ‘ntinna” in siciliano) a cui ognuno si arrampica per accaparrarsi il premio posto in cima. Ossia una buona fetta dei voti dei meridionali delusi dalla politica fallimentare degli ultimi governi nazionali e regionali.

Lombardo ha capito che da solo non potrà mai riuscire, perciò vorrebbe assemblare una squadra di scalatori eterogenei che, affastellandosi l’uno sull’altro, riescano più agevolmente a toccare la cima.

Una scena già vista da bambino, nella piazza del mio paese. Mastro Bernardo, il caposquadra, ch’era dotato di una forza bovina, si piazzò in basso, abbracciato al palo insaponato, sopra di lui saltarono i primi due scalatori. Il terzo sicuramente avrebbe toccato la cima. Tra la folla c’era un uomo della concorrenza che, per far fallire quel tentativo, gettò la sigaretta che stava fumando fra pelle e camicia di mastro Bernardo, al limite del suo sforzo sovrumano. Il poveretto capì l’antifona, tuttavia tentò di resistere.

Ma il calore era diventato fuoco vivo che divorava le sue spalle coperte da un folto pelame.

Nella piazza s’udì un urlo atroce, bestiale. Mastro Bernardo crollò a terra e sopra di lui i tre soci che, nel frattempo, avevano ben ripulito il palo dal sapone.

L’uomo della concorrenza si fece avanti e, in solitudine, raggiunse la ntinna.

Sperando che questa storiella, realmente accaduta, possa insegnare qualcosa a qualcuno, torniamo allo strano fermento che sembra agitare tutti i partiti siciliani. Per far cosa?

Taluni, addirittura, per farsi male da soli. Come i diversi gruppi della sinistra, vittime del 4%, i quali, invece d’unirsi per raggiungerlo alle prossime elezioni, continuano a moltiplicarsi. Votandosi a sicuro suicidio. E questo, francamente, non lo capisce nessuno.

Il PD, lontano dai frastuoni del confronto congressuale nazionale, resta inchiodato al terribile dilemma tutto siciliano: essere (o non essere) con Cuffaro o con Lombardo.

Al centro, l’Udc minaccia un’opposizione durissima, a tratti rancorosa, per… ritornare al governo dal quale è stata cacciata da Lombardo, l’autonomista dell’ultima ora che tratta solo con Berlusconi (con quali risultati per la Sicilia?) mentre continua ad attuare il suo piano di destrutturazione dei partiti e di occupazione del potere alla regione e nelle società partecipate. Molto fervore per nulla.

Infatti, non c’è uno straccio di programma, un progetto serio, fattibile per risolvere i veri problemi dei siciliani. Solo roba vecchia, trita e ritrita, idee confuse, sconfitte dalla storia, e vaghi propositi di riforme più minacciate che perseguite.

Dentro questo sconsolante scenario, il documento dei giovani Pd lascia bene sperare, giacché si configura come la vera novità del momento e vorrebbe innalzare il Pd al di sopra del pantano consociativo.

Se così è, questi giovani debbono sentire la grande responsabilità che si sono assunti e fare le cose sul serio, guardando oltre la scadenza congressuale.

Verificheremo la loro reale volontà, la forza, il coraggio di osare.

L’obiettivo sembra quello di fare uscire il Pd dal paralizzante dualismo che gli tarpa le ali.

Certo, per affermarsi, anche le buone idee hanno bisogno dei numeri, ma se sono davvero buone possono fare a meno degli equilibrismi congressuali e verticistici.

Sotto la fascia apicale e autoreferenziale del Pd c’è, infatti, un grande popolo di lavoratori, di giovani, di gente onesta che attende un segnale.

Non sappiamo quale impatto e che esiti avrà questa proposta all’interno di una forza politica che, praticamente, naviga a vista e che per orientarsi segue la stella polare. Ossia il nord, dimenticando che si vince e si perde prima di tutto nel sud.

Così come, bisognerebbe ricordarsi che il Pd, grazie all’iniquo meccanismo elettorale, rappresenta anche l’elettorato della sinistra esclusa.

Insomma, questi giovani si sono assunti un compito gravoso ed esaltante che può far cambiare registro al Pd. E perché no, anche gli orchestrali.

Agostino Spataro


* Pubblicato, con altro titolo, in "La Repubblica" del 15 luglio 2007

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