foto di Agsotino Spataro “Anonymus, cronachista
delle gesta del glorioso re Bela” (Ungheria), opera di Miklòs Ligeti, nel parco del
castello di Vajdhahunyad di Budapest
Un vero e proprio dossier, un “antipapello”, se così lo possiamo
definire, contenente verità indigeste, brandelli inediti di verità provenienti
dall’interno di quel mondo che, per quanto composito e multiforme, dovrebbe
garantire l’unità e l’interesse dello Stato nella lotta contro tutti i poteri
criminali e non, come si teme, con essi dialogare, trattare e, forse, anche
accordarsi.
Dopo che, nei giorni scorsi, alcuni brani sono stati
divulgati da “La Repubblica”, si è aperta la caccia al nuovo anonimo che
parrebbe abbastanza informato sui gravissimi fatti denunciati e, forse, anche personalmente
coinvolto nel loro svolgimento.
Oltre non ci addentriamo per ignoranza dei dati di fatto ed anche
per rispetto dell’azione dei magistrati e degli altri organi inquirenti cui
compete il compito di accertare l’autenticità e l’attendibilità del documento e
di continuare a ricercare la verità, vera ed intera, in ordine alla inquietante
vicenda.
Nell’attesa, semmai si potrebbe avviare una riflessione
politica ed anche sociologica sul “contesto” nel quale sono maturati i fatti, rilevandone
le conseguenze, le percezioni prodotte nell’immaginario collettivo siciliano e
non solo.
Partendo da una domanda: alla gente interessa, e quanto, la “verità”
anonima, per altro da tempo intravista e interiorizzata, o conoscere
questa e altre queste figure che, di tanto in tanto, e con una tempistica
davvero sorprendente, appaiono e scompaiano nel cielo di Palermo?
Soprattutto, interessa capire perché, in questo come in
tanti altri casi, si ricorre all’anonimato invece che alla formale denuncia
agli organi preposti.
ANONIMO E’ BELLO PERCHE’…CONVIENE
Siamo di fronte a un comportamento anomalo, talmente diffuso
da assumere i connotati e le dimensioni di un fenomeno di costume.
Preciso che, per quanto la Sicilia sia considerata terrà
d’omertà, non si può, (dati alla mano) attribuire ai siciliani l’esclusivo
appannaggio dell’anonimato.
Esso, infatti, costituisce una tendenza generale nel Paese e
caratterizza, in una certa misura, i sistemi di relazione di varia natura: dai rapporti
personali ai social network, dai gruppi economici e finanziari a certo
associazionismo dominante ed elitario, alle consorterie criminali, ecc.
Come dire: anonimo è bello e…conveniente.
In uno Stato debole, poco efficiente- com’è il nostro- talvolta,
l’anonimato si rende necessario per evitare le rappresaglie dei (pre) potenti
impuniti e/o immunizzati.
In certi casi ,dunque, può essere interpretato, vissuto come
una forma di resistenza contro i “poteri forti” (che esistono ed agiscono!), come
un segno di vitalità contro la morte civile di un popolo allo sbando.
Insomma, un crogiuolo di connivenze interessate, ambiguità,
falsità, invidie, ma anche di verità inespresse, bisogni insoddisfatti di
giustizia. L’anonimato è tutto questo ed altro. Il problema è capire perché vi
si ricorra, anche da parte delle nuove generazioni.
Basta scorrere la massa di commenti anonimi o pseudonimi che
dilagano sul web. Molti l’accettano, addirittura lo difendono, come principale
strumento espressivo di libertà e di partecipazione democratica, anche quando è
offensivo, vacuo, meramente vendicativo.
Evidentemente, si difende l’anonimato quando si pensa di non
avere altri strumenti (leciti, normali) per affermare la verità senza incorrere
nelle rappresaglie di chi la teme.
In realtà, tale tendenza è una spia preoccupante di una
grave regressione sociale e morale, dello stato critico della democrazia
partecipativa, libera ed egualitaria, che per rimanere tale -come vuole la Costituzione-
deve essere trasparente, responsabile e possibilmente organizzata.
Poiché, più cresce l’anonimato più s’indeboliscono la
democrazia, la libertà dei popoli, lo Stato di diritto e i principi d’uguaglianza
dei cittadini di fronte alla legge.
DUE ESEMPI CONTRAPPOSTI D’ILLUSTRE ANONIMATO
Il primo, senz’altro positivo, è quello dell’Anonymus proposto nella foto,
poiché dovrebbe trattarsi di un dotto
cronachista il quale, per estrema, esagerata umiltà, scrisse delle gesta del re
magiaro Bela, vissuto nel XIII secolo, senza nemmeno attribuirsene la legittima
paternità letteraria, come ricompensa morale.
Il secondo, senz’altro negativo è quello di “Anonymous” ossia
un film indegno del regista Roland Emmerich, il quale è ricorso ad un anonimo
eccellente per allontanare i sospetti sulla effettiva nazionalità inglese di
William Skakespeare. Il regista, infatti, compie un’operazione più che dubbia,
vertiginosa, pruriginosa perfino, ridicolizzando, distruggendo, moralmente e culturalmente,
la figura del grande Autore, così come l’hanno conosciuta e apprezzata i
contemporanei e le generazioni successive, in Gran Bretagna e nel mondo intero,
per attribuire l’Opera sua, intrisa di storia italiana e di cultura
greco-romana, ad un nobile d’alto rango, addirittura amante della regina
d’Inghilterra.
L’EPICENTRO E’ A PALERMO, MA TREMANO A ROMA
Concludo con alcuni, altri interrogativi sul caso dell’anonimo
siciliano che ha come epicentro Palermo anche se sta facendo tremare i palazzi
di Roma capitale.
E’ uno o più di uno? A mio parere, se fossero più d’uno rischierebbero,
in partenza, di vanificare la segretezza ossia la potenza intrinseca
dell’anonimato che, per restare tale, non può essere con altri condiviso.
Chi è, dunque, costui? Un vile depistatore che agisce nel
buio per non pagare pegno? Un “corvo”che si nutre delle altrui reticenze, di carogne
mediatiche? Un infiltrato o un messaggero, vindice, di verità inconfessate? Vedremo.
In questo senso, appare opportuna la dichiarazione del procuratore
capo di Caltanissetta, dott. Sergio Lari: "Un
esposto anonimo ha un valore giuridico pari a zero, tuttavia apre possibili
scenari che saranno oggetto di approfondimenti investigativi".
Il riferimento allo zero mi ha ricordato una bizzarra sottrazione
anonima (4-2=0) tracciata, nottetempo, sulla parete esterna dell’abitazione del
capomafia don Saru Nasca per fargli intendere il senso, vero e terribile, dell’omicidio del suo
secondo figlio.
Non allarmatevi. Non è un secondo caso di anonimia, ma solo
una mia fantasia narrativa incentrata sul concetto di “aritmetica mafiosa”, a
partire da un’antica controversia, a proposito del valore dello zero, fra
indiani e persiani.
“ Propendeva per le
posizioni degli antichi filosofi indiani, per i quali questo segno significava
assenza di valori, semplicemente il nulla; mentre non lo convinceva la teoria
del persiano Khovaresmi: “Lo zero contiene un grande valore sacro; esso
simbolizza ciò che non ha inizio né fine…Lo zero non si accresce né si
riduce…tuttavia possiede il potere di moltiplicare tutti i numeri… esso crea
tutte le cose a partire dal nulla, le domina, le governa…”
(Se interessa continua la lettura sul sito: www.freeforumzone.leonardo.it/lofi/racconti-siciliani/D5468466.html
E sotto, chiaramente, mi firmo:
Agostino Spataro
Roma, 7 gennaio 2013
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