giovedì 15 ottobre 2015

Joppolo Giancaxio: presente, passato e il futuro...?

un contributo di Agostino Spataro sulle origini del paese e non solo....

  Veduta panoramica di Ioppolo Giancaxio ......



SCHEDA-PAESE
Territorio: 19,10 kmq
Altitudine: 275 m. slm
Popolazione: 1247 abitanti (Istat, 2010)
Municipio Via Kennedy, 5- Tel: 0922 631047 Fax: 0922 631408
Scuole: Scuola materna, via Erice, 14, tel. 0922 631416; Scuola elementare, via Piazza Raffaello,1, tel. O922 631309; Scuola media, via De Gasperi, tel. 0922 631403
Servizi: Centro Sociale e Biblioteca comunale, via De Gasperi, tel. 0922 631083
Guardia Medica, via Erice, 14, tel. 0922 631237
Farmacia, via Kennedy, n. 7, tel. 0922 631004
Ufficio Postale,via Kennedy, tel. 0922 631049
Caserma dei Carabinieri, viale dei Fiori, tel. 0922 631052
Siti web e blog di particolare interesse: Comune:
www.comune.joppologiancaxio.ag.it ............
Informazioni on line dal Mediterraneo: www.infomedi.it
joppologiancaxio.blogspot.com
 montefamoso.blogspot.it
http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/joppolo-giancaxio

  
Lapide del tricentenario della fondazione di Ioppolo G. (1696-1996)

 IOPPOLO GIANCAXIO IERI

CRONOLOGIA STORICA  (sintesi 1692- 1954)  

1692: il 9 agosto il re Carlo II concede a Calogero Gabriele Colonna la “licentia populandi” dei feudi di Giancaxio e di Realturco, ribadita con atto “interlocutorio” del vicerè Francesco Paceco;  
1693: il 13 gennaio, viene celebrato “l’interlocutorio” con il quale si conferma la concessione al predetto “Calogero Gabriele Colonna”, marchese di Fiumedinisi, barone dello Stato di Cesarò e della Baronia dei feudi di Giancaxio e Realturco, a Lui, ai suoi eredi e successori legittimi e agli estranei la licenza e la facoltà di abitare e popolare nella suddetta baronia e nei feudi di Giancaxio e Realturco fabbricare e abitare nel castello con i suoi fortilizi, mura e porte ed altro…”.  
1696: Calogero Gabriele Colonna Cirino, fabbrica nella terra di Iancaxi una “universitas” chiamata Ioppolo, in omaggio della moglie donna Rosalia. Nel censimento del Regno il borgo contava 87 case e 305 abitanti; 1724: matrimonio fra Anna Eleonora Branciforti e Gravina con don Giovanni Antonio Colonna Ioppolo al quale il padre, Calogero Gabriele, assegna titoli e proprietà, fra cui i feudi di Iancaxi e Realturco dello stato di Ioppolo;  
1748: Ioppolo conta 616 abitanti;  1798: gli abitanti di Ioppolo sono 1.041;  
1806: matrimonio fra donna Girolama Filangeri e Calogero Gabriele Colonna Requesens, donna Girolama assumerà la difficile gestione del patrimonio dei Colonna e in particolare del ricco stato di Ioppolo;  
1827: perdita dell’autonomia comunale di Ioppolo e sua aggregazione al municipio di Aragona;  
1831: la popolazione di Ioppolo è formata da 762 abitanti;  
1835: “l’annuo fruttato” dello Stato di Ioppolo è stimato in onze 3.000;  
1839: la produzione annua della zolfara “Cinti”è di 5.184 quintali di zolfo;  
1839-1841: costruzione del mulino a vento a Montefamoso;  
1848: l’on. Giuseppe Serroy, di Raffadali, presenta al Parlamento della “rivoluzione siciliana”, una proposta di legge per l’autonomia comunale di Ioppolo;  
1852: la popolazione di Ioppolo è di 896 abitanti; 1855: epidemia di colera a Ioppolo e nei paesi vicini; 1869: muore il duca Giovanni Antonio Colonna Filangeri cui succede il figlio Calogero Gabriele Colonna, di anni 28; 1870: la borgata di Ioppolo conta 1025 abitanti;  
1873: la produzione annua della zolfara “Cinti” è di 2.318 quintali di zolfo;  
1874: gli elettori della borgata di Ioppolo chiedono la separazione dal comune di Aragona e l’aggregazione al municipio di Raffadali;  
1878: - nasce, il 22 gennaio, Giovanni Antonio Colonna, ultimo duca di Cesarò; 1879: il 21 agosto, muore a Livorno il duca Calogero Gabriele Colonna all’età di 37 anni;  
1882: il Consiglio comunale di Aragona approva la gara di appalto dei lavori per la costruzione del cimitero di Ioppolo;  
1892: il 3 luglio viene emanato il Regio decreto di separazione della borgata di Ioppolo dal municipio di Aragona e sua aggregazione al municipio di Raffadali:  
1900: il reddito annuo delle terre dei Colonna, in territorio di Ioppolo, concesse in affitto e a mezzadria viene stimato L. 12.510; è già operante la “Cassa Colonica” di Ioppolo o “banchina di Cesarò”;  
1901: la popolazione di Ioppolo conta 1860 residenti e 207 emigrati; 1916: probabile cessazione dell’attività estrattiva della zolfara “Cinti”;  
1921: l’on. Giovanni Antonio Colonna presenta alla Camera una proposta di legge per la ricostituzione dell’autonomia comunale di Ioppolo;  
1922: - lavori in corso per il completamento della strada rotabile Ioppolo-bivio S.Agata, iniziata nel 1877; - la popolazione di Ioppolo ammonta a circa 3000 abitanti; - il 26 febbraio, Giovanni Antonio Colonna entra a far parte del governo Facta come ministro delle Poste; - 30 maggio, la Camera approva la proposta di legge per la ricostituzione dell’autonomia comunale di Ioppolo, che sarà chiamato Ioppolo Giancaxio per distinguerlo dall’omonimo Ioppolo di Calabria; - 31 ottobre, Benito Mussolini nomina Giovanni Antonio Colonna ministro delle Poste;  
1924: l’on. Giovanni Antonio Colonna si dimette da ministro del governo Mussolini;  
1926: - insediamento del cav. Giuseppe Melisenda, primo podestà di Ioppolo Giancaxio;  
1927: arresto di una cinquantina di persone accusate del reato di associazione per delinquere;  
1932: 60 braccianti ioppolesi rivolgono una lettera-petizione al presidente della Provincia di Agrigento per denunciare le gravi condizioni di miseria e di disoccupazione;  
1934: liquidazione forzosa della “Cassa Agraria Sociale Cooperativa” S. Giovanni di Ioppolo;  
1940: muore a Roma l’on. Giovanni Antonio Colonna, la salma verrà tumulata nella cappella di famiglia, nel castello di Ioppolo, nel 1941;  
1944: fra il dicembre 1944 e il gennaio 1945, si verifica a Ioppolo una sommossa, organizzata da un gruppo di richiamati alle armi, all’insegna della parola d’ordine “Non si parte”;  
1946: - lotte per la riforma agraria: i contadini di Ioppolo occupano i latifondi di proprietà dei Colonna ed ottengono dal prefetto il decreto di esproprio e di assegnazione di 180 ettari; contro tali decreti oppone ricorso la contessina Mita Colonna di Cesarò. - 1° dicembre: gravissimo tentato omicidio mafioso ai danni di Giovanni Savarino, segretario della CGIL di Joppolo e vicepresidente della cooperativa dei braccianti assegnatari;  
1949: il sacerdote Raimondo Camilleri, ex podestà ff, acquista i 180 ettari di terreni al centro della drammatica contesa fra braccianti ed eredi Colonna;  
1953: affidamento dell’incarico per un progetto di costruzione della rete idrica cittadina;  
1954: la compagnia americana “Mediterranean Oil Company” inizia la ricerca di petrolio in località Montefamoso conclusasi, negativamente, nel 1955


  
 La Rocca e il castello del duca

PETRE IANCASIJ O FORTEZZA DI BUGAMO?  
Il nome “Giancaxio” imposto all’attuale abitato accanto a quello di Ioppolo deriva dal nome del feudo omonimo, che conservava a sua volta la denominazione di un più antico casale di epoca medievale. 
Come ricorda Maria Serena Rizzo si sa, con certezza, dell’esistenza di un casale “Iancassi” citato in un inventario dei beni di Lamberto Montaperto del 1295 (Archivio di Stato di Palermo). Nel 1355, in un documento dell’Archivio di Stato di Pisa (E. Librino, in “Archivio storico siciliano”) viene ricordato un Castrum Petre Jancasij. Sulla parete meridionale della Rocca è scavata una tomba a forno dell’età del bronzo descritta da A. Prado, (in “Agrigento- Testimonianze antiche”, 1991); lo stesso prof. Prado conserva alcuni reperti di epoche diverse provenienti da varie zone del paese… 
Ma l’origine del nome Giancaxio rimane incerta. Nell’attesa di una soluzione comprovata del “mistero”, segnaliamo, fra le tante ipotesi prospettate, anche quella, un po’ fantasiosa, del Raccuglia che, addirittura, immagina un collegamento fra la Petra/casale Iancasij con la fortezza araba di Bugamo (Buagimi), distrutta dai normanni nel 1064, così come la racconta la dott.ssa Rizzo: 
“Lo studioso si chiede, infatti, “questo curioso nome di Giancascio, di cui nessuna spiegazione, ne’anco leggendaria, si riesce a trovare, non potrebbe darsi che fosse in origine “Agiam-casr”, cioè a dire il Castello del Persiano che andiamo cercando, e che il vero nome della fortezza distrutta dagli Altavilla si fosse conservato in esso, mentre il vicino feudo si dicesse “Bu-Agiam”, senza sottintendervi la parola villaggio o castello, a significare soltanto “quello che è”, cioè a dire “le possessioni”, la terra del Persiano? Se così è, noi avremmo disciolto l’arruffata matassa: il castello di Bug(i)amo o Buagimi e la sua terra erano dove oggi è Joppolo, a Giancascio, che si chiamava Agiam-casr, il Castello del Persiano, e siccome tutta la contrada ad ovest ne dipendeva, ad essa, e ad essa sola, s’era dato il nome di Bu-‘Agiam, le terre del Persiano, oggi conservato in Buagimi.”


  

IL PALAZZO DUCALE DI IOPPOLO, NEL 1940. 

Il palazzo ducale di Joppolo Giancaxio (comunemente detto “Castello) fu costruito nel 1700 (1735 ?), probabilmente su un più antico fortilizio trecentesco chiara montano:Sarà ampliato e ristrutturato, e merlato, dall’architetto Francesco Paolo Palazzolo nel 1894.
“Il Castello occupa una superficie edificata di circa 2.000 metri quadrati all’interno del Parco…Il pittoresco edificio, ancora in buono stato di conservazione, è così costituito: a piano terreno dalle scuderie, dalla casa del custode, dalla casa dell’amministratore e da un enorme magazzino usato come “monte frumentario”, dove si conserva la portantina dei Duchi; nel cortile si affaccia la Cappella costruita, intorno al 1880, con blocchi di tufo arenario, in puro stile trecentesco chiaramontano; sotto la Cappella è stata ricavata una cripta nella quale sono conservate le spoglie dei duchi di Cesarò; al primo piano si trovano i servizi e tre grandi ambienti; al secondo piano si trovano il Salone della Torre, la Sala da pranzo e le camere da letto e relativi servizi; nelle varie sale si possono ammirare mobili in stile, quadri e arazzi e armi del ‘700 e dell’’800.
La rupe calcarea (“la Rocca del Duca”) ospita i resti di una necropoli dell’età del bronzo e serve come stazione ad uccelli notturni e diurni: civette, cornacchie, corvi, gheppi, gufi, colombi, ecc. Dalla sua sommità si può ammirare un incantevole panorama della campagna circostante e del
 mare agrigentino.”



LE CHIESE DI IOPPOLO  
L’unica chiesa oggi funzionante a Joppolo Giancaxio è la Matrice, di recente ristrutturata e consolidata, ubicata nello spazio di confluenza fra le vie Roma e Marconi e la Piazza principale. Si ritiene che la Chiesa Matrice sia stata edificata nella seconda metà del 1700 per volontà dei Colonna come si rileva dal seguente documento stilato dal sacerdote Rizzico. “L’unica Chiesa del comune di Joppolo che i Duchi vollero sorgesse attorno fu da loro eretta e divenne sacramentale nel 1793. Eglino vi mantenevano il culto e pagavano ancora 24 onze per Vicario Curato ed onze 24 per Cappellano Sacramentale…” 
Si ha ragione di ritenere che a Ioppolo, coeva o forse antecedente alla Matrice, sia esistita un’altra Chiesa detta “del Carmine”, ubicata nel quartiere omonimo, le cui “fondamenta sono ben evidenti e riescono a distinguersi in parte nonostante le abitazioni private che successivamente ne presero il posto” (1) (1) citazioni riprese dal “contributo” di Angelo Cacciatore)

   
Rudere in via Carmine dove, si ritiene, insisteva la Chiesa omonima


    
Portone d’ingresso della Cappella del Castello  


Una menzione merita anche la Cappella annessa al Castello dei duchi Colonna di Cesarò, costruita sul finire degli anni ’70 dell’800. Papa Leone XIII, nel 1879, concesse il privilegio in favore dei coniugi duca (Francesco, fratello cadetto di Calogero Gabriele Colonna) e duchessa di Reitano che “li autorizzava a tenere nella Cappella oratorio e farvi celebrare messa. Nel vano sottostante la chiesetta venne ricavata una cripta dove, nel 1881, saranno trasferite, dal cimitero palermitano di Santa Maria del Gesù, le salme dei duchi di Cesarò, alle quali si aggiungerà, nel 1941, quella dell’ultimo duca Giovanni Antonio Colonna, morto a Roma nel 1940"

IOPPOLO GIANCAXIO OGGI  

  
Abitazioni a schiera della Cooperativa”Pirandello”e nuovi lotti di Case popolari


   Veduta di Ioppolo da nortd-ovest

   
 Parco giochi per l’infanzia



  
Ioppolo, anni ‘ 40, corteo matrimoniale in via Marconi. (foto proprietà di Filippo Vecchio)

    
 L’arcu di la chiazza picciula

  
 Giovani di Ioppolo, anni ’50 (foto Filippo Vecchio)

  
Tetti in via Calvario
Uno dei pochi squarci sopravvissuti di case con i tetti di “canala” (terracotta) secondo la secolare tradizione della “architettura contadina”, oggi, purtroppo, quasi del tutto scomparsa. Al centro il "mostro" che li sta distruggendo. 

L’EMIGRAZIONE  

Per Ioppolo, l’emigrazione è stata un fenomeno a doppia valenza: principale valvola di sfogo della disoccupazione e causa primaria del suo declino. Durante il ‘900, l’emigrazione (verso le Americhe e l’Europa, in particolare verso il Belgio, la Germania e la Francia, e verso il centro-nord dell’Italia) ha dissestato e dissanguato il paese. 
Le ondate migratorie più consistenti si sono avute a partire dal secondo dopoguerra, anche a causa della man-cata riforma agraria. Sono partiti prima i braccianti, seguirono gli artigiani, i piccoli e medi proprietari terrieri (“burgisi”) e, infine, gli inoccupati con in tasca un diploma o una laurea. Oggi, i ioppolesi e le loro famiglie sparsi per il mondo costituiscono un aggregato umano superiore a quello residente nel paese. Per la cronaca, anche nel XXI° secolo continua l’emigrazione di giovani ioppolesi per motivi di studio e di lavoro. Molti di questi emigrati, i loro figli e nipoti amano tornare a Ioppolo per trascorrere le ferie estive e condividere con i residenti l’offerta culturale ricreativa proposta dal Comune con la tradizionale “Estate ioppolese” 


GALLERIA DI FOTO
   


 




L’ESTATE IOPPOLESE 2013 

   
 Ferragosto (2013) in piazza.(foto Pietro Sacco)


   
Fantasie del Teatro di strada (foto di Pietro Sacco) 


FESTA DEL MELONE GIALLO, 2013

  
Festa del Melone giallo (2013), distribuzione in piazza di pietanze a base di melone giallo locale (foto Pietro Sacco) 




 I DINTORNI

 Montefamoso


Il mulino a vento di Montefamoso (foto di Filippo Abissi)  

La costruzione del “Mulino a vento” sulla sommità della collina detta “Montefamoso” dovrebbe risalire al periodo 1839-41 sotto l’amministrazione del duca Antonio Giovanni Colonna Filangeri. Forse, non fu fatto uno studio appropriato dei venti e “pel forte vento il mulino- secondo l’Imbordino- non funzionava bene e rimase torre isolata…”


L'illusione del petrolio  


   
La “sonda” della Gulf Oil a Montefamoso, 1954. (foto di Carmelo Vecchio)

“Durante gli anni 1954 e 1955, a Ioppolo si verificò una sorta di “miracolo economico”, un momento magico. Un’euforia generale s’impadronì degli abitanti convinti che a Montefamoso fosse stato scoperto il petrolio dagli americani della “Mediterranean Oil Company” del Deleware…Per l’inaugurazione del cantiere l’intero paese si trasferì a Montefamoso per brindare con i tecnici americani alle loro fantastiche trivelle che erano riuscite a trovare il petrolio, l’oro nero… Un triste giorno, tutto questo finì. Gli americani se ne andavano e stavano smontando, pezzo dopo pezzo, la gigantesca sonda, il simbolo di quella nostra magnifica avventura… In realtà- come si evince dalla relazione tecnica del Corpo regionale delle miniere- l’oro nero non fu trovato, ma solo “rare tracce di metano”. Si spense così l’illusione del petrolio, della quale ci restano un gioioso ricordo e tante vecchie radio, mute, in un angolo polveroso della cantina…” (cit. A.Spataro)
  

L’Occhio di Macalube


  
“L’occhio di Macalube” (foto Riserva Naturale)  

Al confine fra i territori di Ioppolo e di Aragona, s’incontra una bizzarra collina d’argilla chiamata “Macalube” (dall’arabo “maqlub” ossia caos), divenuta “Riserva naturale orientata” della Regione, gestita da Legambiente. Al centro di questa distesa (circa 4 ettari), punteggiata da una rete di piccoli coni a forma vulcanica che emettono gas ed argille salate, ribolle “l’occhio di Macalube” che i contadini tenevano sotto costante controllo, poiché: quando “l’occhio” brontola potrebbe esplodere la collina, dando luogo a un piccolo cataclisma.


Vulcanelli (foto Riserva naturale)  

Come annotò nel suo “La vie errante” Guy de Maupassant che, nel 1885, visitò le Macalube, “tutti i coni lasciano scorrere fango caldo, simile a un’orribile suppurazione del suolo; lanciano a volte delle pietre a grande altezza e rumoreggiano stranamente emettendo dei gas. Sembrano brontolare, sporchi, vergognosi, piccoli vulcani bastardi e lebbrosi, ascessi scoppiati…”  (cit. A. Spataro, "L'Unità")

Info: Riserva naturale delle Macalube, Aragona, tel. 0922 699210- email: macalube@legambienteriserve.it  


La campagna

  

Le placide colline dei campi di grano (foto a.s.) 

L’acqua Fin dall’antichità, nel territorio di Ioppolo si è avuta una relativa disponibilità di risorse idriche. Oltre ai due corsi d’acqua (fiumi Ipsas e Drago-Akragas) che delimitano i suoi confini, intorno e dentro l’abitato insistono diverse sorgenti che alimentano un sistema di pozzi pubblici (della “Funtanazza”, di “Canali”, ecc) utilizzati per gli usi umani (fino all’arrivo dell’acqua del Voltano) e animali e per l’irrigazione degli orti circostanti il paese. Nelle campagne vi erano (alcuni sono ancora attivi) molti pozzi privati. Di particolare interesse alcuni, ancora visibili in contrada Realturco che - si presume- servissero a rifornire di acqua l’antico
 casale (Rahalturc) fondato dagli arabi.

  
Pozzi a cupola in contrada “Serrovi” (foto F. A. Vecchio)



Anni ‘ 50 – Lillo Abissi, l’acquaiolo (foto Carmelo Vecchio)


Abbeveratoio comunale del “Vutanu”, anni ’50. (foto di Carmelo Vecchio) 



IOPPOLO GIANCAXIO, DOMANI  

Come si può osservare dalle statistiche demografiche di "Tuttitalia", la polazione di Ioppolo continua a ridursi: meno 11,9% nel 2001, meno 5,9% nel 2011. La tendenza è in linea con quelle registrate in altri comuni dell'interno della provincia di Agrigento e della Sicilia. 
Tuttavia, pone un serio problema di sopravvivenza che andrebbe affrontato con un'impegno e con misure eccezionali, se vogliamo assicurare un "Domani" al nostro Comune. Infatti, dall'andamento demografico di Ioppolo (1871- 2011)si rilevano alcune tendenze molto chiare e preoccupanti: 
dopo 140 anni, la popolazione censita (1.210 unità) è tornata a essere uguale a quella del 1871 che era di 1.209;
dal 1951 al 2011 (60 anni) siamo passati da 2.439 a 1210 abitanti ossia una perdita secca della metà della popolazione; 
dal 1991 al 2011 (ultimi tre censimenti, 20 anni)siamo passati da 1.460 a 1250 abitanti.  

(In “TUTTITALIA” • Joppolo Giancaxio/ Statistiche Demografiche Censimenti popolazione Joppolo Giancaxio 1861-2011 Andamento demografico storico dei censimenti della popolazione di Joppolo Giancaxio dal 1861 al 2011. Variazioni percentuali della popolazione, grafici e statistiche su dati ISTAT) 

Ioppolo Giancaxio, bibliografia essenziale

Pietro Imbordino: “Cenno storico di Ioppolo”, 1904  
- Francesco Maratta: “La terra del duca muore”, 1967 (con prefazione di Leonardo Sciascia)      
-Francesca Bonomo : “Ioppolo Giancaxio dal dopoguerra ai nostri giorni” (tesi di laurea, relatore prof. Francesco Renda, Università di Palermo,1985)  
- Autori vari: “Voci della memoria - Poeti popolari joppolesi”, (a cura di Mimmo Galletto), Comune di Joppolo Giancaxio, Edizioni del Tricentenario, 1996.
Agostino Spataro: “Ioppolo Giancaxio: fra storia e memoria”, Comune di Ioppolo Giancaxio, Edizioni del Tricentenario, 1996, da cui sono state tratte gran parte delle descrizioni di questo sito. 

Avvertenza
 I libri “Cenno storico di Ioppolo”, “La terra del Duca muore” e “Ioppolo Giancaxio: fra storia e memoria”, possono essere richiesti alla Biblioteca comunale di Ioppolo. Per chi vive lontano, segnaliamo che il libro “Ioppolo Giancaxio: fra storia e memoria” si trova anche presso diverse biblioteche nazionali e straniere, fra le quali: le Biblioteche Centrali Nazionali di Roma e di Firenze; la Biblioteca della Camera dei Deputati, Roma; la Biblioteca centrale della Regione siciliana, Palermo; la Biblioteca della Società napoletana di storia patria, Napoli; Library of Congress, Washington D.C.; Library Yale University (Usa); Bibliotheque Nationale de France, Paris.

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