MILANO - Troppo dipendenti dai turisti in arrivo dai paesi occidentali, in particolare dalla Germania che copre oltre un terzo delle presenze totali. Troppa stagionalità, con 15 regioni che coprono oltre il 50 per cento delle presenze nei tre mesi estivi. Troppa concentrazione nel centro nord: il Meridione, che pure avrebbe una vocazione naturalmente turistica, copre soltanto il 20 per cento del fatturato complessivo del settore. Approccio fallimentare verso i paesi emergenti: la Cina è soltanto al nono posto per arrivi in Italia, nonostante da due anni a questa parte sia diventato il primo paese al mondo nella spesa per i viaggi all'estero. Scarsa presenza nelle classifiche internazionali per turismo business e congressuale. Ci salviamo solo per un aspetto: siamo al primo posto nel mondo sul tema del cibo, dove superiamo Francia e Giappone nel ranking internazionale legato agli interessi enogastronomici.


Il turismo italiano esce con le ossa rotte dallo rapporto frutto di una collaborazione tra Touring Club e Unicredit che viene presentato in questi giorni a Milano in previsione di Expo. Di fatto si dimostra come, l'Esposizione Internazionale sia diventata l'ultima occasione utile non solo per invertire la tendenza che ci ha visto negli ultimi anni perdere posizioni nel ranking internazionale (dove siamo scivolati al quinto posto per presenze), ma anche come opportunità da non fallire per intercettare i "nuovi" turisti, i nuovi benestanti dei paesi emergenti che detteranno le tendenze dei prossimi anni. E comunque non basterà, perché occorrerà poi intervenire sui ritardi strutturali che si sono accumulati nell'ultimo periodo.

Il calo in classifica. Ancora nel 2008, l'ltalia era sesta nella classifica mondiale per spesa turistica. Con la crisi, il budget degli italiani si è ridotto: periodo più brevi, grande attenzione alle offerte internet e low cost, meno pernottamenti nel nostro paese. Il calo del mercato interno non si è fermato nemmeno l'anno scorso, con una contrazione del 4,1%. Nemmeno l'incremento delle presenze straniere (+2,3%) è riuscito a risollevare le sorti complessive del settore, che ha chiuso l'anno registrando un meno 1%. Di questo passo, l'Italia farà sempre più fatica a difendere il quinto posto del ranking (dietro a Francia, Usa, Spagna e Cina). Soprattutto se non riuscirà ad attirare i flussi in arrivo dall'Oriente, con indiani e cinesi che preferiscono orientarsi su Parigi e Berlino tra le grandi capitali europee. E bisogna far presto, perché una prima grande occasione è già stata persa: lo studio Touring Club-Unicredit sottolinea come dal 2000 a oggi la Cina abbia decuplicato le spese per il turismo. Dipendere ancora dai turisti dei paesi occidentali sarebbe molto pericoloso nel caso di una nuova recessione.

Germania. Il nostro turismo è tedesco dipendente. Ha fatto la fortuna della Riviera romagnola, ma pesa per il 30 per cento sul fatturato totale. La Cina, che come abbiamo visto è salita al primo posto per spesa complessiva nel mondo, è soltanto ottava: nell'ultimo anno gli arrivi sono saliti del 133% ma si limitano a 2,7 milioni di presenze. E c'è sempre da capire quanti siano realmente per turismo e quanti siano in visita dai parenti delle comunità locali. Senza i flussi dai paesi emergenti, il settore non potrà reggere il terzo posto in classifica per entrate dall'estero, dopo la Moda e l'Automotive.

Spiagge in ribasso. Il turismo balneare è considerato un settore maturo. Ma ha perso la sfida con la concorrenza che preferisce altre mete, come la Spagna e la Turchia, con quest'ultima che sta facendo passi da gigante. I limiti sono noti: si concentra in poche regioni (Liguria, Romagna e Veneto), è stagionale (limitato ai tre mesi estivi) e il Sud è di fatto assente. Inoltre, non c'è stato rinnovo dell'offerta alberghiera. Ma in questo caso i ritardi sono nazionale: se negli ultimi anni è aumentata l'offerta di livello medio-alto, così non è avvenuto nella fascia medio bassa, dove non si sono create catene che sappiano offrire una ricezione standard a prezzi accessibili.   

Arte e gastronomia. Un terzo del turismo italiano è coperto da chi viene nel nostra paese per il suo patrimonio artistico e culturale. Non a caso, la parte più consistente la coprono gli stranieri, con il 62% delle presenze. A ciò si deve unire il primato riconosciuto nel mondo per le eccellenze legate al cibo di qualità. Questo spiega anche il successo degli agriturismi, mentre la montagna ha dovuto supplire con le nuove offerte dedicate alle attività estive (dal trekking alle arrampicate) al calo nelle stagioni invernali, dovute sia alla fine della moda delle settimane bianche sia ai cambiamenti climatici che non sempre garantiscono abbondanti nevicate. Nonostante le nostre città d'arte siano sempre molto visitate, questo non basta ad attirare il turismo congressuale: tra le grandi città del mondo Roma è solo diciannovesima per presenze e Milano addirittura nella posizione numero 55.